Io odio John Updike

Io odio John Updike
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Io odio John Updike, l´esordio letterario di Giordano Tedoldi, scritto con una lingua affilata e gelida, è un libro che entra sotto la corteccia, arriva al midollo e fa male per quanto riesce a essere disperato e violento.
Due giovani asociali che si sfidano di notte a bordo delle loro Ferrari e Aston Martin nelle strade dei quartieri altoborghesi di Roma. Scacchisti assetati di riscatto e di vittoria che perdono la speranza di trionfare in un prestigioso torneo all´Holiday Inn di Parigi per colpa degli U2. Un perdigiorno che passa il tempo a rincorrere una donna chiamata La Butterata e a sfuggire un uomo soprannominato Il Vigliacco. Uno scapolo anaffettivo innamorato solo della madre morente, che affida il controllo completo delle proprie giornate a un computer di nome George. Un sinistro e competitivo corso di scrittura creativa frequentato da ex modelle americane con i capelli unti, lesbiche e parassiti. Un autolesionista strafatto di paroxetina il cui unico scopo è trovare una donna disponibile per passare l´Epifania in uno dei Leading Hotels of the World. Miti e riti della contemporaneità sezionati in otto storie opportunamente dissanguate fino a mostrare l´osso della realtà, otto racconti che sondano paure e oscuri oggetti del desiderio di individui privi di equilibri e limiti.
"Sgarbato e presuntuoso, irritante e spietato, Tedoldi non ha una parola buona per nessuno, non perdona niente, non cerca accordi: ma è soprattutto verso se stesso che non prova alcuna compassione." (Marco Lodoli)
"Un mondo, una voce propria e un´immensa sfacciataggine: queste sono le qualità che uno scrittore che si presenta per la prima volta ai lettori deve avere, e Giordano Tedoldi le ha senz´altro. Sgarbato e presuntuoso, irritante e spietato, Tedoldi non ha una parola buona per nessuno, non perdona niente, non cerca accordi: ma è soprattutto verso se stesso che non prova alcuna compassione. Il primo oggetto del suo perenne disgusto è la propria vita, e da quella macchia nera parte con lo sguardo furente verso la realtà fuori dalle proprie mura. Il suo peccato originale è la pretesa di perfezione: la vita dovrebbe essere un´opera senza errori, e invece è solo compromesso, demenza, meschinità. Da questa irriconciliabile distanza nasce un dolore che somiglia a un fidanzamento fallito. Più lui si sporge in cerca di qualcosa da amare, più il mondo lo tradisce. Più vorrebbe essere un samurai senza debolezze, più la sua vita gli appare miserevole. Giocatori di scacchi, amanti appassionati, notturni guidatori di macchine straordinarie, scrittori falliti per eccesso di vocazione: molte sono le maschere dietro cui si nasconde Tedoldi, e tutte rivelano il volto di un ragazzo che stringe niente per volere tutto. Pariolino disperato, Tedoldi è il lato interno di Ammaniti, il fallimento eretto a sistema, il narratore che sbriciola ciò che ama." (Marco Lodoli)